· 

Transgender e disforia di genere in età evolutiva

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Abitare un corpo che non corrisponde a ciò che si sente d’essere è una situazione difficile, soprattutto per chi si sta sperimentando ed anche  attraverso lo sguardo dell’altro impara ad amarsi. 

 

Potrebbe essere il caso di molti bimbi segnalati per comportamenti incoerenti rispetto al ruolo sociale di genere (maschio o femmina) che ci si aspetta da loro.

 

Potrebbe essere il precursore di una situazione di varianza di genere, di orientamento non eterosessuale o di identità transgender.

 

Potrebbe rappresentare un momento di passaggio, una sperimentazione o un modo d’essere originale e “atipico” (creativo).

 

Potrebbe essere la reazione ad un momento difficile.

 

Potrebbe non essere così doloroso se l’attenzione fosse sul soggetto in quanto essere originale, amato così com’è .

 

Ci sono troppi potrebbe e già queste poche frasi aprono un mondo denso di altri interrogativi.

Cominciamo perciò a fare luce su alcuni termini e situazioni.

Innanzitutto bisogna chiarire fin da subito che omosessualità, transgenderismo, bisessualità non sono da considerarsi malattia mentali. 

Per cui non sono da curare o curabili, come la mentalità di un tempo ci lasciava credere. 

Nemmeno le continue ricerche sulle motivazioni/cause hanno finora portato a dati certi.

Sicuramente, nella  sua formazione, l’identità di genere coinvolge molti aspetti: biologico, sociale, emotivo, psicologico che si intersecano così strettamente tra loro, influenzandosi l’un l’altro, da rendere arduo il lavoro di chi cerca una causa univoca.

Forse la cosa è impossibile.

Allora mettetevi l’anima in pace e cominciamo a dare sostanza e dignità alle parole, alla scoperta di questo universo così sfaccettato ed importante.

Per identità di genere si intende l’esperienza personale, la consapevolezza interna della propria individualità maschile o femminile, vissuta come realtà persistente e coerente.

L’incongruenza  tra sesso biologico e identità di genere può portare a diversi esiti come il transessualismo o varie manifestazioni transgender.

Ma cos’è il transgenderismo? E il transessualismo? Qual’è la differenza?

Il termine “Transessuale” identifica coloro che «….sentono di appartenere all’altro sesso, desiderano essere e operare come membri del sesso opposto, non solo di apparire come tali. Per costoro, i loro caratteri sessuali primari e secondari sono deformità disgustose che devono essere trasformate dal bisturi del chirurgo» (Benjamin, 1966, p. 23), insomma indica chi intraprende un percorso di adattamento del fisico attraverso interventi di tipo chirurgico, ormonale ed estetico, non comprende perciò tutti coloro che per varie ragioni non effettuano il cambiamento. Questi ultimi sono invece inclusi (assieme ai transessuali) nel termine più ampio di transgender.

Altra differenziazione che ritengo doveroso fare è quella tra l’identità di genere e l’orientamento sessuale: un individuo può sentisi uomo o donna (identità di genere) e sentirsi attratto sessualmente (orientamento sessuale):

dallo stesso sesso (omosessuale), 

dal sesso opposto (eterosessuale), 

da entrambi i sessi (bisessuale), o altre forma di orientamento sessuale che vengono in minima parte descritte dalla famosa scala Kinsey (a cui vi rimando per approfondimenti). 

L’aspetto che invece la psicologia ritiene importante diagnosticare e seguire è la disforia di genere. 

Parliamo di DISFORIA DI GENERE, indicando il disagio dovuto all’incongruenza tra identità di genere (senso di essere maschio o femmina) e il genere assegnato .

Questo per sottolineare che ciò che richiede intervento a livello psicologico/psicoterapeutico è la situazione di sofferenza e disagio, che non sempre accompagna l’incongruenza tra identità di genere e genere assegnato. 

Molto dipende dal contesto più o meno accogliente riguardo questo aspetto, più o meno capace di sostenere l’individuo nella sua unicità, indipendentemente dalla sua identificazione di genere, come già accennato.

E’ un percorso arduo per alcune famiglie, e sembra irreale credere che per tutti sia naturale accettare e sostenere. 

Dietro ad ognuno di noi c’è un mondo di insegnamenti e di "opinioni", di emozioni, di credenze, fantasie che spesso non sono così pronte ad essere discusse, a volte non sono nemmeno così consapevoli. Uno dei passi più importanti è iniziare a mettersi in gioco.

La diagnosi di DG (disforia di genere) differisce con l’età. 

Nella maggior parte dei bambini la DG scompare prima o con l’arrivo della pubertà.

Nel DSM 5 vengono indicati dei criteri diagnostici (almeno 6 della lista) che devono sussistere per almeno 6 mesi.

In Bambini di età prescolare :

  • espressione del desiderio di appartenere al sesso opposto 
  • preferenza per vestiti del genere opposto
  • preferenza per ruoli tipicamente del genere opposto nei giochi di finzione o nella fantasia
  • preferenze per  giocattoli, tipi di gioco tipicamente d’uso del sesso opposto
  • preferire compagni di gioco del sesso opposto
  • nei bambini (sesso assegnato) forte rifiuto per giocattoli, giochi e attività tipicamente maschili e un forte evitamento dei giochi in cui ci si azzuffa; nelle bambine (genere assegnato)un forte rifiuto di giocattoli, giochi e attività tipicamente femminili 
  • una forte avversione per la propria anatomia sessuale
  • un forte desiderio per le caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie corrispondenti al genere opposto.

Altra condizione per la diagnosi è un’associata sofferenza clinicamente significativa o la compromissione del funzionamento in ambito scolastico, sociale o in altre aree importanti

(Criteri diagnostici del DSM 5 (American Psychiatric Association, 2013) per Disforia di Genere nei bambini).

 

Rimane importante supportare la famiglia per riuscire ad accettare, accogliere, ascoltare il bambino per quello che è.

Attualmente non è chiaro quando o come la DG in infanzia persista o desista in età adulta.

Per le nostre attuali conoscenze la persistenza della DG sembra associata all’intensità della stessa nell’infanzia, alla pervasività dei comportamenti tipici dell’altro sesso, a possibili fattori cognitivi, motivazionali che sono alla base della disforia. 

E’ molto importante che si effettui una buona diagnosi, che la differenzi da altre situazioni (Diagnosi differenziale). Bisogna infatti non confondere un caso in infanzia DG con: 

  • uno sviluppo atipico di personalità, in cui il bambino non sono disforici, ma semplicemente si     comportano e hanno interessi che non sono tipici del proprio genere anagrafico (non si identificano con il sesso opposto)
  • disforia di genere transitoria: alcuni bambini presentano comportamenti cross-gender come reazione ad eventi stressanti o traumatici. L’esordio in questo caso potrebbe avere caratteristiche differenti (più tardivo, improvviso, transitorio, meno pervasivo, di solito regredisce con il trattamento dell’evento scatenante).

La diagnosi DG in infanzia sembra aperta a molti esiti e spesso tende a scomparire, così invece sembra non succedere se la diagnosi persiste in pubertà, in tal caso infatti raramente cambierà con l’adolescenza o l’età adulta. 

In adolescenza la diagnosi differenziale deve essere fatta in modo accurato, essendo questa un’età particolare, di formazione, ma spesso anche di sperimentazione di varie parti di sé, unite all’impulso ad agire.

L'adolescenza può infatti essere un momento  particolarmente doloroso per questi ragazzi, alle prese con cambiamenti puberali, che fanno sperimentare loro i mutamenti del corpo in direzione non voluta.

L'ambiente sociale nella maggior parte dei casi purtroppo non aiuta, anzi aggrava la situazione, infatti questi giovani in molti casi subiscono isolamento sociale e bullismo da parte di pari ed adulti.

Spesso il ragazzo con Disforia di genere soffre d’ansia, depressione,  fino ad arrivare ad autolesionismo e a tentativi di suicidio nel disperato tentativo di uscire da un malessere considerato irrisolvibile.

L’influenza dell’ambiente familiare, il loro supporto, il sostegno, l’idea di sé che ha aiutato a costruire, ma soprattutto l’amore verso sé stessi sono una grossa ancora di salvataggio, a cui possono ricorrere per rispettarsi e farsi rispettare.

Risulta chiaro quanto sia importante che il bambino e la famiglia  vadano accompagnati in un percorso ricco e a volte tortuoso, dentro ognuno di loro, perchè l’ambiguo, che fa parte di tutti, trovi un modo per emergere, facendo dialogare le “differenti “parti di sé (femminile e maschile) e trovando la propria forma. 

 

 

Dott.ssa Berton Erika

 

 

 

 

Film consigliati per adulti

- Boys don’t cry

- The danish girl

- Albert Nobbs

- Transamerica

- Tomboy - Girl

- Just Charlie

- Un anno con tredici lune

- Tutto su mia madre

- A kid Like Jake

 

 

Bibliografia:

- Benjamin, H, (1968). Il fenomeno Transessuale, Astrolabio

- Dettore D,, Ristori, J.,Antonelli, P. (2015). La disforia di generare in età evolutiva, Alpes Italia srl.